David Gilmour Live at Pompeii

E’ uscito in questi giorni “David Gilmour Live At Pompeii” disco e film del concerto evento che si è tenuto nell’anfiteatro di Pompei nel luglio 2016.

david gilmour live at pompeii | GIAMPAOLO NOTO

Questa non vuole essere una recensione del disco o del film, ce ne sono già diverse in rete e ben fatte, è piuttosto un ascolto commentato, con qualche considerazione in merito a quello che qui ci interessa di più, il suono.

Unica premessa che va fatta: sull’audio (del disco e del film) è stato fatto un notevole lavoro di post-produzione che in molti casi ha cambiato radicalmente, forse eccessivamente, il risultato finale rispetto a quello che si era sentito live.

Riguardo il setup di Gilmour è ovviamente lo stesso di tutto il tour Rattle That Lock e di cui abbiamo già parlato qui GUIDA AL SETUP – RATTLE THAT LOCK

pompeii 5am | GIAMPAOLO NOTO

Il concerto si apre sulle note di 5 AM e Gilmour si presenta con la Gibson Les Paul Gold Top ed un sound molto rotondo e pulito, appena sporcato dai P90.

Si passa velocemente a Rattle That Lock con la Fender Esquire “Workmate” e la band al gran completo che da un supporto notevole alla chitarra di Gilmour.

pompeii rtl | GIAMPAOLO NOTO

Il sound è quello tipico di questo disco (e del tour), con suoni asciutti e definiti in cui la Esquire fa bene il suo lavoro soprattutto in accoppiata con il Tube Driver.

A seguire Faces of Stone in cui Gilmour torna alla Black Strat con i suoni che ben conosciamo ed un solo a fine brano da pelle d’oca, particolarmente ispirato e preciso.

pompeii black | GIAMPAOLO NOTO

Con What Do You Want From Me si torna al periodo di The Division Bell, ma il sound è quello attuale, più secco e graffiante rispetto alle distorsioni anni 90; da notare che il solo iniziale e molti dei riff vengono eseguiti con pickup al manico.

A seguire The Blue brano tratto dall’album On An Island in cui Gilmour dà una (ennesima) dimostrazione di cosa si possa fare con un Whammy (e le sue mani!)

Si arriva così a The Great Gig In The Sky che molto ha fatto discutere per via dell’arrangiamento della parte vocale: personalmente credo che il lavoro fatto dai coristi sia notevole, ci sono armonizzazioni complicate eseguite in maniera impeccabile, tuttavia trattandosi di un brano speciale e unico, inevitabilmente il cambiamento lascia un po’ disorientati e perplessi.

Un breve saluto di Gilmour e si arriva a A Boat Lies Waiting brano intenso dedicato a Richard Wright, dopo una introduzione alla lap steel (Fender) un Gilmour visibilmente emozionato si alza e canta tutto il brano senza chitarra.

pompeii boat | GIAMPAOLO NOTO

Si torna all’antico con Wish You Were Here eseguita come da standard… con una menzione speciale per Chester Kamen che non si fa tradire dall’emozione sull’introduzione (come era capitato al suo collega) e dà un notevole contributo tra 12 corde e slide.

A seguire l’inmancabile Money con una parte centrale molto interessante in cui Gilmour accenna a riff e parti un po’ diverse da quelle solite, giocando con armonici e un bel sound rotondo e gonfio di muff.
Anche in questo caso una menzione particolare per Kamen e tutta la band che fanno un lavoro notevole.

pompeii money | GIAMPAOLO NOTO

Con In Any Tongue si torna ad uno dei brani di Rattle That Lock ed il solo finale è ancora una volta da brividi, con un sound aggressivo e graffiante e passaggi molto ispirati.

Il ronzare in sottofondo ed il suono della campana aprono sull’ultimo brano della prima parte High Hopes eseguita in modo impeccabile dalla band, con Gilmour che passa dal suono stupendo della Taylor NS74 (classica con corde in nylon) alla lap steel, in cui usando magistralmente il pedale volume ottiene un effetto sweel bellissimo, tornando poi a chiudere con il suono unico delle corde in nylon.

pompeii hh | GIAMPAOLO NOTO

Un saluto di Gilmour e si chiude la prima parte del concerto.

pompeii one pratt | GIAMPAOLO NOTO

La seconda parte del concerto si apre con Steve DiStanislao che fa ruotare la “wind machine” e Guy Pratt che entra prepotentemente con il suo basso carico di delay… ecco  One Of These Days con Gilmour che si diverte a suonare i piatti prima di spostarsi sulla lap steel (Jedson) con il tipico sound di questo brano.

pompeii one2 | GIAMPAOLO NOTO

Dopo la sbornia di One Of These Days torna il silenzio con le prime note di Shine On You Crazy Diamond (Part 1-5) suonate come da tradizione in piedi da Greg Phillinganes e la Black Strat torna a farsi sentire con il suo sound preciso e pulito, solo compressore e delay.
Per il Syd Theme la modulazione è quella del flanger e a seguire si aggiunge un tube driver per un leggero crunch.

Voce e chitarra con la Gibson Western 195 amplificata con pickup L.R. BAGGS M1 per Fat Old Sun e per il solo finale si torna alla Fender Esquire “Workmate”.

pompei fatoldsun | GIAMPAOLO NOTO

A seguire Coming Back To Life con la Black Strat che fa sentire tutta la bellezza del suo sound sull’intro ed un sound generale sul brano leggermente più freddo rispetto alle versioni più conosciute.

Si torna nuovamente all’album On An Island con la title track suonata in modo strepitoso dalla band ed in cui si rinnova il duetto con Chester Kamen, che funziona molto bene.
Il sound di Gilmour è potente e definito e richiama spesso nei riff alcuni passaggi della versione RAH.

Il coro iniziale ci riporta a Rattle That Lock con Today in cui risalta molto la band con un playing ed un sound veramente notevoli, mentre Gilmour torna all’accoppiata Fender Esquire e Tube Driver.

pompeii sorrow | GIAMPAOLO NOTO

Un lungo cupo suono di sottofondo su cui entra prepotente la Black Strat con un muff carico di sustain (ed una leggera modulazione) ed è subito Sorrow: stupenda, con una dinamica notevole ed arrangiamenti bellissimi; Gilmour sul solo finale si diverte… si vede e soprattutto si sente.

pompeii RLH glass | GIAMPAOLO NOTO

Occhiali da sole, delay e via per Run Like Hell con il duetto Gilmour-Pratt che è sempre un piacere da ascoltare, mentre in un continuo crescendo di suoni ed emozioni una valanga di luci riempe l’anfiteatro fino all’esplosione finale.
Senza parole.

pompeii RLH | GIAMPAOLO NOTO

Neanche il tempo di riprendere il fiato e arriva la sveglia di Time che dopo l’intro di rototom e ticchettio di basso si apre con un delay insolito sulla strofa, mentre il solo ha un sound bello deciso, acido e potente; si passa poi al reprise di Breathe con la sua tipica modulazione.

pompeii CN1 | GIAMPAOLO NOTO

Inizia il gran finale con Comfortably Numb cantata nella strofa in modo particolare e interessante da Chuck Leavell… strofa-ritornello, solo, strofa-ritornello e si arriva a quello che tutti aspettano, il solo finale: il sound è incisivo e con una modulazione molto presente, Gilmour sembra ben ispirato e inserisce qualche passaggio nuovo rispetto a quelli classici, una rete interminabile di laser lo circonda e fa da sfondo perfetto per il finale di un concerto memorabile… da brividi!

pompeii CN2 | GIAMPAOLO NOTO

Considerazioni finali.

Ci troviamo di fronte ad un concerto memorabile, che farà storia.
E questo è indiscutibile.

Parlando di suono, come ho già avuto modo di dire anche dopo aver avuto il piacere di assistere di persona ad una data del tour, il sound di Gilmour in questi concerti è notevole anche se (a mio gusto) a volte un po’ freddo e con una forte presenza delle frequenze medio-alte; le distorsioni sono meno gonfie e con un sustain meno esasperato, più orientate verso suoni crunch/drive, mentre tra le modulazioni il flanger la fa da padrone.
Per me il periodo di Live in Gdansk e Royal Albert Hall rimane il migliore sia come sound sia come arrangiamenti (almeno con riferimento al periodo post PF)

Ma, come ripeto, questo è innegabilmente un concerto che rimarrà storico.

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18 Commenti

  1. Sono d’accordo con le osservazioni di giampaolo sia nella scelta del nuovo Sound che nel lavoro post registrazione. ho scaricato un bootleg pompei e devo dire che Disco/b-ray/bootleg hanno 3 timbriche diverse. poi la mano di david é inconfondibile ma questo é quanto ho notato. comunque a mio modesto avviso il sound del tour di on an Island per me resta il migliore in assoluto !!!

  2. Come dice Rino, tutto RTL (disco e tour) è molto basato sui Tube Driver (BK, Butler) per le distorsioni, con equalizzazioni dedicate (Boss GE7. Source Audio Programmable EQ)
    Ovviamente poi molto del suono di Gilmour è Gilmour… quindi anche a parità di strumentazione usata, difficilmente si troverà lo stesso sound.

    Meglio forse cercare il proprio suono, ispirandosi a David, ma trovando poi la propria strada per trasmettere quell’emozione.

  3. Dimenticavo ….

    Sempre da vari siti posso dirti che il setup per i 3 Tube Driver sono:
    Tube Driver3 (Overdrive): Volume 11:00 – Alti 12:00 – Bassi 1:00 – Drive 1:00
    Tube Driver1 (Distorsione): Volume 1:00 – Alti 12:00 – Bassi 4:00 – Drive 3:00
    Tube Driver2 (Boost): Volume 1:00 – Alti 1:00 – Bassi 1:00 – Drive 9:00

    11:00 oppure 1:00 e altri indicano la posizione della manopola secondo le lancette dell’orologio

    Tieni presente che David usa un GE-7 (equalizzatori Boss) per ogni Tube Driver e che gioca anche con il volume della chitarra, oltre naturalmente ad altri pedali magari inseriti qui e li…..
    In definitiva il suono di David lo puo’ fare solo David (e forse Giampaolo!!!) e che tutte queste diverse combinazioni (pedali originali o cloni, modificati dal suo staff o come di fabbrica, regolazioni, pickup, tocco sulla tastiera, ecc) possono dare per la stessa combinazione di effetti.. suoni molto diversi .. bisogna farli propri e cercare il suono che piu’ soddisfa noi stessi… io non ci sono ancora arrivato!!! (anche perche’ non ho un apli degno di questo nome!)

    Rino

  4. Sembra:
    Ritmica: Compressore
    Primo Solo: Compressore -> Tube Driver (per overdrive) -> Delay
    Secondo Solo: Tube Driver (per distorsione -> Delay

    Non e’ farina del mio sacco ma leggendo qui e li sembra la sequenza piu’ gettonata.

    Rino

  5. Ciao Giampaolo
    sto impazzendo per ricreare il sound del primo solo di Faces of stone – del Live at Pompeii
    Mi daresti una mano???
    Mi piace molto quell’effetto distorto che ha di fondo un po’ di Leslie

    Come posso riuscire a farlo???
    secondo te che usa in catena Gilmour per quell’effetto???

    Grazie anticipatamente
    Marco

  6. Sto ascoltando con un po’ di attenzione il doppio cd. Avendo letto prima dell’ascolto i vari commenti non proprio idilliaci sul suono, sono stato un ascoltatore prevenuto: la differenza rispetto a Verona (concerto cui ero spettatore) c’è; ci sono state anche tante date tra i due concerti e mi risulta che la catena effetti abbia subito qualche modifica. Per esempio l’uso smodato di equalizzatori di cui si potrebbe parlare a parte. La sostituzione di 2 GE-7 con altrettanti Programable EQ, dotati di 4 preset ciascuno, indica la disponibilità di ben 9 settaggi di equalizzazione che ad occhio mi sembrano tutti utilizzati.
    Se devo essere sincero, molto personalmente, trovo più piacevole ascoltare Rattle That Lock album rispetto a Live at Pompeii; al contrario di quanto accaduto tra On An Island e Live in Gdansk, dove ho preferito il live.

  7. Personalmente ho assistito alla seconda tappa.Devo dire che sentire il dvd mi ha un po’ sorpreso in quanto avverto un suono più freddo rispetto a quello che realmente si è ascoltato.Non so il perché di questa scelta anche perché “sporcare”il suono originale che ho trovato effettivamente più graffiante del solito ma comunque intriso di frequenza base che bilanciavano il tutto è stata una scelta,a mio parere,discutibile.Detto questo parliamo comunque di un prodotto di alta qualità.

  8. Non ho ascoltato il dvd ma ero a Verona e ovviamente ho il disco RTL. Preferisco questo sound e queste distorsioni meno fuzzose rispetto a on an island.

    Ciao
    Antonio

  9. Bella recensione Giampaolo. sono un po’ in disaccordo sul’eccessivo uso della post produzione perche’ quello che sento nel BR non e’ cosi’ diverso da quello che ho sentito a Pompei mentre lo e’ se confrontato con Verona (2016)…… Forse le esigenze della codifica in 5.1 e BR… non so… ma non mi sembra snaturato….
    Purtroppo molti commenti che ho sentito (anche autorevoli) poggiano tutti su un falso presupposto … Live in Pompeii 1974 e Live in Pompeii 2016 UGUALE Pink Floyd…. MA invece bisogna ricordare che uno era dei Pink Floid… l’altro di David Gilmour… Due cose distinte anche se Devid era il chitarrista dei primi….. Ad ogni modo hai ragione… questo e’ e resta un evento che fara’ discutere

    Rino

  10. Ciao Pa’………
    avevano promesso un audio ”uper ……ma x favore….na schifezz.non lui ma il Cinema
    bellissimo il video .ma chi come me guarda il capello niente di nuovo..
    Una nota ”the blu non l’ha eseguita…
    ”mi saro’ addormentato??noooooo

  11. Ciao Gainpaolo,
    finalmente leggo la tua su questo “live at”.
    Prima di tutto complimenti per la (consueta) impeccabile analisi dei suoni e grazie della suddetta, ci terreì ad aggiungere una mia personale perplessità su questo evento qui, in “terra amica”. Fin dal primo momento ho sentito voci che lo consideravano un “tributo” all’originale “live at Pompeii” e questo, fin da subito, mi ha fatto dubitarne. Tralasciando la consueta cura per i suoni e avanguardia nella qualità audio/video di Gilmour (e Waters)… questo concerto è “semplicemente” un normale concerto di Gilmour solamente fatto in un luogo storico (per pinkfloydiani e non)… ma non ha NIENTE del tributo. Per usare la metafora: è come se la PFM volesse omaggiare De Andrè suonando Impressioni di Settembre…. caxxo centra?! ahahah
    Un abbraccio.
    A.

    • Questo concerto ha lasciato diversi discorsi aperti tra i Floydiani e non poteva essere diversamente.
      E’ stato un concerto di Gilmour, inserito nel tour del suo album, e non dei Pink Floyd.
      Personalmente non ho mai pensato ad un tributo all’originale, non sarebbe mai potuto essere tale con solo Gilmour.
      E’ stato un concerto di Gilmour, in un luogo speciale, pensato ed organizzato fin dall’inizio per essere poi un film.

      Personalmente invece la cosa che ho gradito poco è stata la pesante post-produzione audio: tanta, forse troppa.

    • Ciao, grazie della risposta Gian ^^
      Il fatto del tributo l’ho letto da diverse parti, non era un pensiero personale (anche se mi sarebbe piaciuto forse un po’ più trubuto e meno concerto elitario dato il costo della bigliettanza).
      Per la post produzione, non avendolo sentito dal vivo non saprei ma ovviamente mi rifaccio alle tue sensazioni ed orecchie esperte… più che il “mancato tributo” di per se, penso che non si colga per niente il fascino del suonare in QUEL anfiteatro. Poco sfruttato l’effeto scenico “naturale” oltre che la postproduzione audio.
      Dico solo, a Pompeii, Echoes dov…poteva farla! 😉
      Ciao a tutti!

      A.

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