Le tastiere dei Pink Floyd: The Piper At The Gates Of Dawn

di Attilio De Simone

Prima di iniziare a lavorare sul suono dei Pink Floyd vorrei invitare i lettori a riflettere su una cosa: è praticamente impossibile ricreare un suono identico a quello che ascoltiamo su un album. Questo perchè sono passati oltre 40 anni dalle registrazioni e sono cambiate le tecnologie.
Le tastiere, gli amplificatori, i microfoni, i mixer, i compressori, gli equalizzatori, i registratori, le tecniche impiegate in quel tempo non esistono più. Oggi siamo abituati ad entrare in diretta con una tastiera in un computer e registrare il suono puro o addirittura ad utilizzare un plugin virtuale all’interno di un sequencer. Le differenze sono enormi. In passato tra uno strumento e l’incisione su nastro magnetico bisognava fare un “percorso” audio lunghissimo.

Prendiamo l’esempio di un organo Hammond. L’organo doveva essere cablato al suo amplificatore  leslie, il leslie doveva essere microfonato (la scelta dei microfoni e del tipo di ripresa già determinava nuove colorazioni al suono dell’organo), la ripresa microfonica passava attraverso il mixer che aveva i suoi equalizzatori ed effetti interni (nuovo intervento sul suono), inoltre a questi passaggi potevano essere inseriti ulteriori effetti come compressori, equalizzator, riverberi, ecc.. Tra il suono originario e la registrazione su disco non sapremo mai di preciso cosa sia accaduto. Possiamo presumerlo sulla base dell’esperienza accumulata negli anni, ma la stessa esperienza accumulata ci porta anche a dire che possiamo solo provare a ricreare l’approccio sonoro di un brano, l’intenzione dei musicisti, ma non possiamo copiare in maniera fedele quel suono, perchè si tratta di una registrazione su un disco e non di un suono puro, a meno che non utilizziamo gli stessi strumenti, gli stessi amplificatori e le stesse tecnologie di ripresa e registrazione del suono.

THE PIPER AT THE GATES OF DAWN

Il primo album dei Pink Floyd è figlio dell’esperienza psichedelica dei primi Floyd, maturata durante le lunghissime performances all’UFO club. La strumentazione accreditata a Wright
nell’album è molto semplice: Farfisa Combo Compact, Organo Hammond, Piano acustico e Celeste.
Per emulare questi strumenti utilizzeremo il ComboF, l’Organized Trio e il CV Piano.

Astronomy Domine
Il brano parte con il manager dell’epoca dei Floyd, Peter Jenner, che recita i nomi delle stelle protagoniste della canzone tramite un megafono per emulare l’effetto delle comunicazioni degli astronauti, accompagnato dall’organo Farfisa che cerca di rievocare il suono di un messaggio morse tramite una singola nota acuta (Mi) ribattuta più volte.
Durante il cantato, l’organo di Wright si limita a tessere un semplice tappeto rimarcando le armonie con dei Power Chords molto acuti.
Al termine del passaggio cromatico, l’organo fa ripartire il brano con un fade-in di una sola nota: il Sol#.
Durante il solo di chitarra l’organo accompagna Barrett con un assolo modale molto semplice ma comunque accattivante.
Per emulare il suono del brano useremo il ComboF abbinato al riverbero Classic Reverb, configurati come nell’immagine qui sotto
astronomy_domine

Qui  potete ascoltare l’intro con l’effetto morse di cui abbiamo parlato sopra.

 

Lucifer Sam
Il brano parte con dei fade-in di organo che danno alla parte iniziale della canzone un’atmosfera misteriosa.
Per questo effetto basta collegare un pedale di espressione alla vostra tastiera midi e automaticamente il ComboF associerà la modulazione del volume al pedale.
Il brano si conclude con un assolo di pentatonica minore in Fa#. Anche in questo caso ComboF configurato in questo modo
lucifer_sam

 

Matilda Mother
Ritengo che in Matilda Mother venga utilizzato un organo Hammond nel tappeto che accompagna la strofa e il refrain.
L’assolo centrale invece è un Farfisa con il boost attivato per dare un effetto più aggressivo, ComboF, configurato nel seguente modo
matilda_mother_farfisa

Il solo finale (modale in Mi maggiore) è sicuramente un hammond, emulato con un Organized Trio e configurato così
matilda_mother_hammond

Qui potete ascoltare il solo di organo che chiude la canzone.

 

Flaming
Il brano parte con una dissonanza del Farfisa ottenuta sulle note basse.
Si rimane sempre con il Farfisa che realizza un tema che accompagna la voce di Barrett, ComboF
flaming_farfisa

Nella parte centrale segue un assolo di organo hammond, simile nella struttura a quello di Matilda Mother (Organized Trio)
flaming_hammond
e un solo di pianoforte che rievoca le sonorità di un pianoforte verticale da bar, usiamo il CV Piano.

 

Pow R. Toc H.
Il brano si apre con un solo di pianoforte, in stile jazzistico un po’ incerto, in Sol minore che sfrutta in parte la scala dorica e in parte la pentatonica.
In questo caso useremo il CV Piano, nella parte centrale e nel finale, quando subentra il Farfisa, il ComboF. Circa il suono del Farfisa useremo la stessa configurazione usata per Flaming lavorando però sulla spazialità del suono, cioè facendo muovere il suono lungo il panorama stereofonico.

 

Take Up Thy Stethoscope and Walk
In questo caso Wright usa un Farfisa bello saturo per l’assolo iniziale, noi emuleremo il sound abbinando il ComboF al plugin Effectizer (GSI, lo trovate nella suite di plugins scaricata per accedere al Mrray e all’Organized Trio), in cui avremo attivato l’overdrive valvolare e un goccio di riverbero analogico.
take_up

 

Interstellar Overdrive
In questo brano si alternano varie sovraincisioni di suoni di organo. Molto presente è l’utilizzo dell’eco a bobina. Per emulare questi suoni useremo il ComboF abbinato al WatCat, configurati nel seguente modo
interstellar

Sicuramente in molti passaggi viene impiegato anche un Hammond.
In molti bootleg precedenti e successivi a The Piper è possibile ascoltare versioni molto più ampie di Interstellar, che meglio danno l’idea della sperimentazione dei Pink Floyd.
La versione in studio è molto più “educata” e più breve rispetto alle lunghe suites basate sull’improvvisazione in cui si cimentavano i Floyd.
Nei bootleg possiamo ascoltare un uso dell’effettistica molto più intenso rispetto al disco.

Questo è un esempio di improvvisazione con l’eco a bobina nel file

 

The Gnome
In questo brano, una sorta di fiaba psichedelica caratterizzata dalle sonorità della chitarra acustica e di percussioni curiose, l’intervento delle tastiere è pressoché assente, se si esclude una celeste che accompagna con qualche accordo arpeggiato la linea melodica.

 

Chapter 24
L’organo Farfisa nell’introduzione realizza una tessitura arabeggiante.
Dopo il ritornello, un pianoforte sottomesso sottolinea i passaggi dell’organo.
Due assoli, uno nella parte centrale del brano e uno nel finale, rendono questa canzone molto particolare e ricca di atmosfere speciali.
Qui potete vedere la configurazione dell’organo
chapter_24

e qui potete ascoltare un estratto ispirato al brano

 

Scrarecrow
Per questo brano, l’approccio di Wright è molto simile a quello di Chapter 24. Un Farfisa molto semplice e non trattato accompagna con una melodia molto semplice la voce di Syd Barrett.
Qui potete ascoltare un esempio dell’atmosfera del brano.

 

Bike
Nell’ultimo brano (una sorta di riassunto dell’intero album) non abbiamo spunti interessanti.
Il Farfisa accompagna in modo semplice la voce, raddoppiando il tema e il piano sostiene con un accompagnamento ad accordi pieni la semplice tessitura armonica composta da soli tre accordi: Sol maggiore, Do di settima e Re maggiore.

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