GUIDA AGLI EFFETTI

GUIDA AGLI EFFETTI

GUIDA AGLI EFFETTI – PARTE 1

La mia passione per le sonorità floydiane ed in particolare per quelle Gilmouriane sono abbastanza note ormai a tutti, da sempre mi appassiona la cura quasi folle che Gilmour ed in Pink Floyd dedicano alla ricerca delle sonorità.
Avventurandomi così nella conoscenza approfondita degli effetti per chitarra e cercando di ottimizzarne l’uso , mi sono reso conto di come molto più spesso di quanto si pensi la catena effetti che utilizziamo abbia impostazioni di fondo assolutamente errate.

Non basta avere gli effetti giusti per avere un suono giusto… bisogna anche utilizzarli nel modo giusto.

Ho pensato quindi di approfondire il tema e di scrivere questa GUIDA.

Dato che gli effetti sono moltissimi ed è quasi impossibile conoscerli tutti, parliamo della tipologia dell’effetto e non del singolo modello (ovvero parliamo di CHORUS e non di CH-1 o SMALL STONE).

Prendiamo in esame i seguenti effetti:
– COMPRESSORE
– DISTORSORE
– DELAY
– CHORUS
– EQUALIZZATORE
– WAH

Il modo in cui questi effetti vengono concatenati (da qui il termine CATENA EFFETTI) fa la differenza tra un suono spettacolare o un suono mediocre.
La teoria di base ci viene in aiuto e ci dice che il WAH ed in generale gli effetti di Dinamica vanno all’inizio, gli effetti che modificano il tono come distorsori e overdrive vanno di seguito ed infine vengono gli effetti che processano il segnale e che aggiungono “spessore” come il reverbero o il delay.

Quindi l’ordine più correttò è
– WAH
– COMPRESSORE
– DISTORSORE
– EQUALIZZATORE
– CHORUS/FLANGER/PHASER
– DELAY/REVERB

chain1 | GIAMPAOLO NOTO

Vediamo brevemente i differenti effetti:

WAH
In generale i pedali wah lavorano meglio con un segnale pulito, proveniente direttamente dalla chitarra, senza aver subito precedenti modifiche.
Concettualmente il wah non fa altro che modificare il tono della chitarra e, nel caso dei pedali wah, la variazione del tono viene definita dal pedale invece che da un classico potenziometro.
Si capisce, quindi, che se al wah arriva un segnale proveniente ad esempio dal compressore, lavorerà su un segnale già amplificato e quindi andrà facilmente in overdrive; mentre nel caso di un wah dopo il distorsore o l’overdrive, il wah lavorerà con un segnale al quale mancheranno alcune delle armoniche fondamentali (he vengono tagliate dal distorsore/overdrive).
Inserendo il wah prima della sezione compressore/overdrive/distorsore si ottiene un aumento del sustain ed un suono più pulito agli alti volumi.

COMPRESSORE
Il compressore (come detto) si comporta sostanzialmente come un amplificatore di segnale, quindi se in ingresso si ha un segnale con rumore di fondo, in uscita il rumore verrà sensibilmente aumentato; per questo il compressore deve essere posizionato il più possibile vicino al suono originale proveniente dalla chitarra, in modo da non amplificare il rumore introdotto dai vari effetti, ma solo il segnale originale.
Va anche detto che usando un compressore prima di un distorsore si ottiene in uscita dal distorsore un suono molto più corposo e rotondo.

DISTORSORE/OVERDRIVE
I distorsori e gli overdrive modificano il contenuto armonico del segnale in ingresso e lo amplificano.
Per questo motivo nella catena effetti prima del distorsore vanno sempre effetti puliti mentre a seguire vanno effetti che non aumentano il livello di amplificazione.

EQUALIZZATORE
L’equalizzatore permette di enfatizzare o tagliare alcune determinate frequenze, aiutando così a definire meglio il suono che si vuole ottenere.
In alcuni casi particolari l’equalizzatore può essere anche usato prima del distorsore per tagliare alcune frequenze o per enfatizzare altre, al fine di ottenere una distorsione più rotonda o più acuta.

CHORUS/FLANGER/PHASER
Questa tipologia di pedale permette di aggiungere modulazione al segnale fin qui costruito.
Il chorus ad esempio consiste nell’impiego di una o più linee di ritardo, attraverso le quali viene fatto passare il segnale, che subisce appunto un ritardo nella propagazione. Il tempo introdotto dalla linea di ritardo, è variato mediante un oscillatore a bassa frequenza (LFO), creando quindi un effetto Doppler periodico.
Il segnale audio viene quindi miscelato con il segnale originale, con intensità generalmente regolabile; la somma del segnale diretto e di
quello processato con effetto Doppler, si presenta come un raddoppio del segnale originale, contenendo piccole dissonanze.

DELAY/REVERB
Nel mondo reale ogni volta che si suona il segnale rimbalza sulle pareti del luogo dove ci troviamo e produce un effetto delay o reverb naturale: aggiungendo un delay/reverb alla fine della catena effetti si riproduce questa sensazione aggiungendo al segnale una morbidezza ed un realismo che spesso fanno la differenza.

 

Va detto infine che se tra gli effetti di modulazione si usa un effetto stereo, è conveniente inserirlo alla fine della catena in modo da poter poi utilizzare le uscite per andare verso l’amplificatore con un vero segnale stereofonico.

Seguendo queste semplici linee guida è possibile sfruttare al meglio i vari effetti che si hanno a disposizione ed ottenere un suono con il più basso livello di rumore e la migliore resa.

Ovviamente il miglior aiuto per creare il vostro suono rimangono sempre e solo le vostre orecchie.

 

GUIDA AGLI EFFETTI – PARTE 2

Quasi tutti i chitarristi amano usare gli effetti, anche se in molti non vogliono ammeterlo. Alcuni scelgono di usare i pedalini singoli, altri optanto per costose unità rack, mentre altri ancora optano per pedaliere multieffetto.
Per quanto mi riguarda, lo sapete, gli effetti mi piacciono veramente molto.
Non so se sarebbe la stessa cosa suonare senza i miei delay, chorus, phaser e tutto il resto dell’attrezzatura.

Una delle cose più belle nell’essere un chitarrista è quella di trovare un proprio sound, un proprio stile che ci contraddistingua tra tutti i chitarristi del mondo. Usando in modo corretto i vari effetti non solo si crea il proprio sound, ma si fa la differenza tra un sound bello e uno fantastico.

Per questo voglio riprendere le cose dette nella parte 1 della guida agli effetti ed approfondirle meglio, per aiutare chi non fosse ancora riuscito a tirare fuori il proprio sound.

PER INIZIARE…
Non ci sono regole valide per tutti, ma solo buoni consigli.
Ci sono sempre eccezzioni alle regole e modi alternativi di collegare un effeto o di ottenere uno stesso risultato.
Lo scopo di questi consigli è quello di fare un pò di chiarezza e di permettervi di fare le vostre scelte con maggiore consapevolezza.

LIVELLO DEGLI EFFETTI
Non aggiungete troppi effetti e non aumentate troppo il livello dei singoli effetti.
Più effetti aggiungete e più ne aumentate il livello, minore sarà la definizione del suono originale.
Una grande quantità di effetti non migliorano il suono, anzi ne diminuiscono la personalità e la brillantezza.
Se il vostro suono è molto appesantito dagli effetti, provate a riderre del 50% il livello dei singoli effetti, vedrete che il suono migliorerà istantaneamente mantenendo la brillantezza originale ed il timbro dei vari effetti.
Il luogo dove suonate è molto importante: gli effetti vanno regolati in base alla tipologia del luogo dove state suonando, perchè in una stanza in cui i riflessi (acustici) sono molti – ad esempio – non avrete bisogno di un reverbero molto accentuato, perchè userete quello naturale della stanza; al contrario una stanza ben insonorizzata, richiederà una presenza più marcata dei vari effetti per ottenere il sound voluto.
Infine anche il numero di strumenti che suonano contamporaneamente è importante: se suonate in un trio con solo basso e batteria è possibile usare molti più effetti, mentre se ci sono anche tastiere o pattern elettronici, sarà meglio ridurre un pò il livello degli effetti.

 

GLI EFFETTI PRE-AMP
Alcuni tipi di effetti funzionano meglio in anticipo nella catena FX, prima di andare nel tuo amplificatore (“PRE”).
Di seguito alcune idee su dove posizionare gli effetti PRE.

Noise/Gate
Alcuni pickup posso essere rumorosi (come i single coil tradizionali sulle strato), così come alcuni chitarristi generano molto rumore strusciano le dita sulle corde ed anche alcune luci fluorescenti o i pc possono introdurre rumore.
Per questo motivo è spesso utile usare un noise gate per attenuare il rumore sotto una certa soglia… come sempre va usato con moderazione, per evitare di tagliare anche parte di ciò che si suona.

Pickup simulation/Acoustic processors
Ovviamente se si usa un simulatore di pickup per trasformare il sound della chitarra, è fondamentale che questo accada prima della catena effetti.

Equalizzatore
A volte viene usato un equalizzatore (grafico o parametrico) per migliorare il suono della chitarra prima di aggiungere gli effetti. L’equalizzatore (PRE) viene a volte usato anche dopo il disotorsore per aggiungere definizione al suono. A volte, infine, l’equalizzatore può essere usato come boost.

Compressore/Limitatore
Di solito è utilizzato per sostenere il sustain, il livello e talvolta la saturazione. Va usato con attenzione per evitare di ottenere effetti non voluti come il taglio di alcune frequenze.

Wah Wah
Ci sono pochi altri posti all’interno della catena effetti in cui abbia senso inserire il wah. Questo effetto va utilizzato prima della sezione overdrive/distorsore.
Alcuni lo utilizzano anche nella sezione POST… ma i migliori risultati si ottengono sempre nella sezione PRE prima del distorsore.

Pitch Shifter/Whammy/Bender
La stessa logica della Wah. L’idea è quella di incidere sul tono di chitarra di base prima della distorsione o di altri dispositivi.

Overdrive/Distorsore/Booster
Infine l’effetto più usato di tutti. L’overdrive è utilizzato per portare l’amplificatore valvolare alla saturazione ed ottenere così un bel sound crunch; il distorsore invece serve per aggiungere intensità e guadagno al segnale prima di andare nell’amplificatore.
A volte si usa un overdrive con a seguire un distorsore per ottenere un suono crunch ma utilizzabile anche come lead.

 

GLI EFFETTI POST
Questi sono gli effetti che dovrebbero andare dopo l’amplificatore (“POST”)

POST Equalizzatore
Come per l’equalizzatore nella sezione PRE è possibile inserire un EQ in questa sezione per ritoccare il sound creato aggiungendo definizione o corposità la dove serve.
E’ possibile inserire l’equalizzatore dove si vuole all’interno della catena effetti nella sezione POST.

POST Noise Gate
Come nella sezione PRE un noise gate nella sezione POST può aiutare per ridurre il rumore eventualmente introdotto dai singoli effetti o dall’amplificatore stesso. Come per il nosie gate del PRE occorre prestare molta attenzione nel suo uso, al fine di evitare di ridurre oltre al rumore anche il suono.

Chorus/Flanger/Phaser/Rotary
Il mondo degli effetti di modulazione è vasto e profondo. Non ci sono regole assoluta su quale utilizzare prima e quale dopo, l’unica regola è quella di utilizzarli insieme, nella stessa sezione.
E’ possobile miscelare i vari effetti per ottenere molti diversi sound… come sempre è importante non esagerare per evitare di ridurre il sound ad un mega effetto senza definizione.
Naturalmente è possibile utilizzare gli effetti di modulazione nella sezione PRE della catena e ottenere alcuni effetti molto particolari, ma il loro uso migliore rimane nella sezione POST.

Delay/Echo
Dopo la modulazione è il momento di aggiungere un pò di delay. Un uso efficace del delay permette di cambiare radicalmente un determinato suono: aprire un suono lead, aggiungere corposità ad suono pulito o ad un arpeggio… esistono mille modi per usare un delay.
Come per gli effetti di modulazione va usato con cautela per evitare di rovinare l’intero sound: normalmente si usa il 25% di suono con effetto e il 75% di suono pulito.
Ovviamente si può sempre uandare oltre e sperimentare nuove soluzioni.

Reverb-ero
Gli effetti di reverbero vanno di solito alla fine della catena effetti.
Con un livello di reverbero troppo pesante si rischia di ottenere un effetto che allontana il suono dall’ascoltatore, come se si stesse ascoltando da un’altra stanza; mentre un livello minore aiuterà ad aggiungere spesore al sound.
Va fatta attenzione al livello di reverbero naturale del luogo nel quale ci si trova, per evitare di uggiungere un reverbero artificiale ad uno naturale: quindi mentre sicuramente serve un reverb in caso di registrazione diretta, va valutato il suo utilizzo nel caso ci si trovi in un luogo con reverbero naturale.

 

I MULTIEFFETTO (MFX)
I multieffetto (pedaliere o rack) offrono una grande varità di effetti.
La maggior parte dei multieffetto hanno una catena effetti preordinata ed in alcuni casi permettono di spostare gli effetti tra PRE e POST ma in un ordine prestabilito.
Il miglior uso di questi MFX è quello di utilizzarli nel loop effetti dell’amplificatore. Nel caso non sia presente un loop effetti si utilizza prima dell’amplificatore con una equalizzazione il più possibile pulita.
Alcuni multieffetto più moderni permettono di spostare ogni signolo effetto in ogni posizione della catena. In aggiunta viene data la possibilità di modificare a proprio piacimento le sezioni PRE e POST e quindi l’intero FX LOOP: questo metodo è chiamato metodo dei quattro cavi (4CM – four cable method) e non richiede che l’amplificatore abbia un proprio FX LOOP.

Spero, in questo modo, di aver chiarito meglio le idee sui singoli effetti e sulla catena effetti.
Il consiglio è sempre lo stesso: SPERIMENTARE, SPERIMENTARE, SPERIMENTARE.

 

GUIDA AGLI EFFETTI – PARTE 3

MULTIEFFETTO A MODELLI

Innanzitutto cominciamo con il dire che quando parliamo di effetti a modelli ci riferiamo a quella gamma di prodotti che include prodotti come LINE6 POD XT, LINE6 POD X3, BOSS GT-8, BOSS GT-10, TONELAB SE, DIGITECH GNX4, DIGITECH GSP1101 e via di seguito.

Questi prodotti (che chiameremo genericamente MULTIEFFETTI o MFX) sono allo stesso tempo amati da alcuni e odiati da altri: c’e’ chi le trova incredibilmente versatili e chi le odia più di un cavo difettoso.
Ovviamente non è mia intenzione cercare di promuovere o bocciare i multieffetti, riporto solo le mie considerazioni.

I detrattori dei multieffetti parlano di suono finto, senza dinamica, digitale (nella accezzione più negativa che tale termine può assumere) e di una complessità d’uso che lo rende poco funzionali nell’uso live ed anche in quello in studio.

Occorre fare una prima precisazione:
scorrendo le considerazione di coloro che – su i migliaia di forum che esistono sull’argomento – si lamentano dei multieffetti, troverete che esiste un punto in comune tra tutti loro… pur utilizando chitarre differenti ed effetti differenti, tutti finisco in un amplificatore (combo o cassa/testata)… normale direte voi, invece no; se andate ad esminare il setup di coloro che invece esaltano le funzionalità dei sistemi a modelli, vedrete che usano tutti sistemi di amplificazione differenti – monitor attivi, amplificatori per tastiere, casse amplificate – dal comune ampli per chitarra.

D’altrone non è proprio corretto pensare si far lavorare un simulatore di amplificatore/cassa con effetti inviandolo poi ad un amplificatore/combo/cassa… non si ottengono buoni risultati inviando il segnale che esce da un preamplificatore dentro un altro preamplificatore.

Quasi tutti questi sistemi (MFX) hanno uscite predisposte per per andare direttamente nel banco mixer o nella PA, proprio perchè simulano al proprio interno tutti i passaggi che stanno nel mezzo: testata, cassa, microfono… questo significa che sono pensati per sistemi il più possibile trasparenti e con risposta piatta, i cosiddetti sistemi FRFR (flat response full range).
Tutti i MFX sono pensati per darvi la migliore risposta attraverso le cuffie o i monitor attivi da studio, due soluzioni FRFR.

Come sono progettai invece i sistemi di amplificazione per chitarra (combo o cassa\testata) ?
Tutti gli Amplificatori sono pensati con sistemi che sono il contrario dell’FRFR, ovvero non sono pensati per avere una risposta piatta ma al contrario per permettervi di tirare fuori il vostro suono, caldo e colorato, direttamente dal preamplificatore del sistema stesso.
Le casse ed i coni di ogni amplificatore sono progettati sulle specifiche del preamplificatore collegato, in modo da poter offrire il massimo dall’uso congiunto.

Molti MFX di ultima generazione, hanno introdotto sistemi per cercare di compensare queste difficoltà di utilizzo con gli amplificatori… purtroppo non sempre i risultati sono all’altezza delle aspettative e rimane ancora piuttosto difficile tirare fuori suono di buona qualità dell’accoppiata MFX con amplificatore per chitarra.
Ottenere lo stesso suono che si riesce ad avere dall’uscita cuffie, passando per l’amplificatore è quasi impossibile.

Nell’ultimo periodo alcuni costruttori hanno optato per il “four cable method”, ma di cosa si tratta ?
Si tratta di un sistema attraverso il quale con 4 connessioni (tra mfx ed amplificatore) è possibile decidere quale blocco degli effetti lavora prima del preamplificatore (dell’amplificatore) e quale dopo.

Il sistema è di solito così gestito:
Cavo 1: Chitarra –> MFX In
Cavo 2: MFX Loop Send –> AMP In
Cavo 3: AMP Loop Send –> MFX Loop Return
Cavo 4: MFX Out –> AMP Loop Return

In questo modo è possibile quali effetti far lavora prima del preamplificatore (e quindi dell’eventuale overdrive) e quali dopo, migliorando sensibilmente la resa degli effetti e permettendo di ridurre le problematiche di cui abbiamo fin qui parlato.

Rimane il fatto che, volendo utilizzare nel migliore modo possibile, i moderni multieffetti con modellatore, la via maestra è quella dei pensare di collegare l’uscita del MFX non al classico amplificatore per chitarra ma ad un sistema FRFR, quindi a monitor attivi o in generale ad un sistema PA.

Ogni volta che guardando al setup di un chitarrista (anche famoso) non troverete in bella mostra il suo amplificatore, sappiate che molto probabilmente non è perchè lo ha nascosto, ma semplicemente perchè non lo sta usando… sta entrando direttamente nel mixer e da li diretto all’amplificazione.

Nel caso qualcuno di voi volesse sperimentare meglio la tecnica del MFX con sistemi FRFR, ci sono alcune cose da tenere a mente:

– se tale sistema viene usato all’interno di una band e in situazioni live, occorre dedicare molto tempo alla ricerca del miglior setup (equalizzazione e volume) della chitarra che lavora cn MFX+FRFR rispetto agli altri strumenti, per evitare di compromettere il mix generale dei vari strumenti.

– se il sistema viene utilizzato insieme con un altro chitarrista, che usa un sistema classico di amplificazione, occorre prestare particolare attenzione nel setup, per riuscire ad ottenere un suono sufficientemente chiaro e pulito, rispetto al sistema classico di amplificazione.

– occorre considerare che ci vuole un po di tempo per abituarsi ad un sistema MFX+FRFR… soprattutto se solitamente si lavora con il classico amplificatore e tutta la catena dei vari effetti; la modalità con cui si ricerca il suono e con cui si fanno i vari aggiustamenti è più lungo e complesso e richiede maggiore pazienza.

– il fatto che ci siano molte manopole in ogni MFX non significa che vadano usate tutte… ovvero bisogna stare attenti a non perdersi nei meandri della mille regolazioni possibili tipiche dei sistemi a modelli, perchè altrimenti potrebbe essere difficile trovare la via d’uscita.

– ovviamente (anche se banale) dovete sempre usare la simulazione di cassa e testata (e microfono) quando usate un sistema FRFR.

Concludendo il ragionamento, dobbiamo dire quindi che i sistemi MFX non sono meglio o peggio degli altri sistemi, hanno caratteristiche e scopi differenti e andrebbero utilizati per realizzare quello per cui sono progettati: non si può pensare di ricreare il sound di una fender stratocaster 1957 attaccata ad un Hiwatt DR-103 semplicemente suonando una qualsiasi chitarra con un qualsiasi amplificatore, mettendoci nel mezzo un MFX !

Questi strumenti vanno utilizzati per gli scopi per i quali sono stati progettatti e in questo senso, se si rinuncia a un po di preconcetti e si è disposti a spenderci un po di tempo, possono anche regalare delle soddisfazioni.

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